La stagione artistica 2016/2017 del Teatro Chiabrera di Savona si compone di quattro rassegne – teatro, teatro ragazzi, musica e balletto, operetta – per sessantanove rappresentazioni.
“Oltre alla ormai consueta contiguità e agli interscambi tra teatro e cinema e alla “circolarità” di molti tra gli interpreti tra i due mondi, elementi che attengono ai linguaggi, alle “forme”, ai “codici” di comunicazione, c’è nel programma, ed è il suo maggior punto di interesse, un comune “racconto”, un’attenzione ed una riflessione, emozionante e divertita, sui rapporti affettivi “verticali” (genitori/figli/fratelli) ed “orizzontali” (coppia/amici) che percorre molte pièces. – si legge nella presentazione della stagione a cura del direttore del Teatro, Roberto Bosi – Un primo esempio di testi ed interpreti che, vicendevolmente, sono passati, nei due sensi, dal teatro al cinema è rappresentato da “Provando… Dobbiamo parlare”, una commedia a sei mani, in cui compare come autore, interprete e regista Sergio Rubini. Pensata per lo schermo, ha prima avuto un breve “rodaggio” teatrale sul palcoscenico, funzionale alla ripresa cinematografica, è poi passata in sala con il titolo “Dobbiamo parlare” e tornata poi in teatro con un formidabile quartetto, che vede anche Fabrizio Bentivoglio, Michela Cescon e Isabella Ragonese.
Così “Due partite” di Cristina Comencini è nato come testo teatrale nel 2006 con la sua regia, riportato sul palcoscenico due anni dopo, trasposto sullo schermo nel 2009 da Enzo Monteleone e riproposto felicemente in teatro la scorsa stagione da Paola Rota con un fresco quartetto femminile, Giulia Michelini, Paola Minaccioni, Giulia Bevilacqua e Caterina Guzzanti, che si divide tra televisione, cinema e teatro.
Altro esempio è “Le prénom” di Matthieu Delaporte e Alexandre de La Patellière, testo teatrale del 2010 con sei nomination al Prix Molière che diventa film nel 2012, regia degli stessi autori, con il titolo “Cena tra amici” e, ancora film nel 2015, per la regia di Francesca Archibugi (con, tra gli altri, Alessandro Gassmann e Luigi Lo Cascio). Antonio Zavatteri guida con ammirevole ed agrodolce scioltezza il quintetto di eccellenti attori formatisi, a suo tempo, allo Stabile di Genova in una delle più riuscite “sorprese” della scorsa stagione.
Discorso analogo per “La scuola” di Domenico Starnone con la regia di Daniele Luchetti che proviene dal film del 1995, identica regia, ma che è stato preceduto nel 1992 dal testo teatrale “Sottobanco”, ospite anche a Savona nel 1993. E nell’elenco ci può stare anche “Filumena Marturano” nel senso che, a parte le edizioni teatrali realizzate direttamente da Eduardo De Filippo (che ne fece anche un film nel 1951), il grande pubblico ricorda facilmente “Matrimonio all’italiana” (1964) di Vittorio De Sica con Sophia Loren e Marcello Mastroianni. D’altra parte l’allestimento con una coppia “doc” di eduardiani quali Mariangela D’Abbraccio e Geppy Gleijeses, molto festeggiato al debutto al Festival di Spoleto, ha la regia di un maestro del cinema, Liliana Cavani, per la prima volta sulle tavole di un palcoscenico a ottantatre anni.
L’analisi dei rapporti “orizzontali”, di coppia ed amicali, ha inizio con uno spettacolo di “rottura” e che farà discutere. “The Pride” del greco-britannico Alexi Kaye Campbell, scritto nel 2008, ci interroga sulla nostra libertà dei sentimenti e sulla capacità di viverli. Attraverso due storie che si alternano, distanti tra loro cinquant’anni, viene tratteggiato un diverso destino delle scelte affettive, in questo caso omosessuali. Il “centro” del testo sta, però, nell’autenticità: l’orgoglio del titolo, non più segno di paura emotiva, rifugio, negazione, diventa allora la soddisfazione e la fierezza che porta ciascuno, quale ne sia il destinatario, alla sincerità del sentimento. E va dato atto a Luca Zingaretti, anche regista, di aver portato sulla scena, assieme agli eccellenti Maurizio Lombardi, Valeria Milillo e Alex Cendron, con un coraggio ampiamente ripagato dal pubblico e dalla critica, temi ancora urticanti.
In “Nudi e crudi” dell’inglese Alan Bennett, nell’adattamento teatrale di Edoardo Erba, l’analisi, impietosa, è di una coppia di mezza età, senza figli, “very british”, che, tornata a casa dopo una serata all’opera, trova l’appartamento completamente svuotato, privo perfino dei rubinetti e della moquette. Come reagire a questo cambio radicale che priva delle cose ed abitudini note e rimette, giocoforza, in discussione la coppia stessa? Lui (Paolo Calabresi) arrabbiandosi e rincorrendo il “calduccio” della stabilità perduta, lei (Maria Amelia Monti) accettando l’accaduto come una ripartenza con una finale beffardo e speranzoso (per il gentil sesso).
Ne “Il bagno” prevale l’orizzontale sul verticale. Quattro amiche, più o meno alla soglia dei quarant’anni, si ritrovano ad una festa a sorpresa organizzata dalle amiche per il compleanno di Lu (Amanda Sandrelli) a casa del suo fidanzato, ma la vera sorpresa è l’arrivo di Carmen, la madre di Lu (Stefania Sandrelli). Nel corso di una notte ad alto tasso alcolico, il bagno si rivelerà il luogo più adatto, più intimo per verificare, tra incomprensioni e rivelazioni, la profondità dei rapporti tra le amiche e con la madre. Proprio perché scritto anche questa volta da una mano femminile, la francese Astrid Veillon, il testo, che si “arrischia” a penetrare nell’universo femminile attraverso uno spazio così saldamente presidiato, ha avuto grande successo per il suo mix di divertimento e sincerità.
Dal “femminile” al “maschile” è il punto di vista di Arthur Miller ne “Il prezzo” (1968), unanimemente giudicato tra i migliori spettacoli della scorsa stagione. Protagonisti due fratelli di famiglia agiata che ha subito il crollo del 1929. Victor (Massimo Popolizio, anche regista) ha interrotto gli studi in cui ben figurava per arruolarsi in polizia e provvedere al mantenimento del padre, l’altro, Walter (Elia Schilton) ha invece tirato dritto ed è diventato un famoso chirurgo. Le loro strade si sono mantenute sempre distanti e si rivedono dopo dieci anni per vendere quel che resta nella casa paterna, in via di abbattimento, ad un originale acquirente, Solomon (Umberto Orsini) che deve fissarne “il prezzo”. Ma altro “prezzo” è stato quello pagato da ciascuno alle proprie esistenze.
Pur scritta nel 1898 “Scandalo” di Arthur Schnitzler, anch’essa inedita in Italia fino alla scorsa stagione, è una pièce che si presta benissimo ad una riflessione sui legami familiari e sociali quando vengono messi a dura prova dalla realtà. Il primogenito adorato di una famiglia “progressista” alto borghese di fine secolo a Vienna rivela ai genitori, in punto di morte, di avere avuto un figlio da una relazione segreta con una ragazza di bassa estrazione sociale (magari oggi un’immigrata…) e chiede, quale ultimo desiderio, che vengano accolti in casa. Così avviene, tutto sembra funzionare, ma, a poco a poco, l’ambiente sociale manifesta la sua contrarietà per questa presenza estranea e lo stesso imbarazzo prende il nucleo familiare ed in particolare il padre del ragazzo (Franco Castellano). Il bambino muore e l’”estranea” sempre più sola, nonostante il sostegno via via più difficile di Emma (Stefania Rocca), cognata del padrone di casa e personaggio positivo che evidenzia la povertà ideale ed emotiva del suo “ricco” ambiente, si avvia ad un epilogo drammatico.
Lo stesso al quale ci pre- para “L’uomo dal fiore in bocca”, testo universalmente conosciuto di Luigi Pirandello, ma lungamente assente dal palcoscenico, che Gabriele Lavia pone al centro di una nuova drammaturgia in cui include e interpola brani di “novelle” che si confrontano con il tema, così gravido di significati anche per le vicissitudini personali dell’autore siciliano, del rapporto marito e moglie, dato “inguaribile” (la presenza muta della moglie dell’uomo dal fiore in bocca che lo segue) e irrinunciabile fonte di desiderio.
Tutt’altro clima si respira nell’aula scrutini di un racconciato istituto tecnico della periferia romana in cui il professor Cozzolino (Silvio Orlando) è chiamato, con i suoi colleghi, a valutare un anno di scuola dei suoi allievi, in particolare di Cardini, detto “la mosca” che, pieno di problemi familiari e comportamentali, comunica imitando, appunto, una mosca… Un testo-pretesto per parlare, in modo affettuoso, comico e paradossale della scuola e disegnare i caratteri dei diversi protagonisti, di qua e di là, della cattedra.
Se in “Nessi”, Alessandro Bergonzoni continua la sua spiazzante ricerca di connessioni tra la finitezza del singolo e l’universalità del genere, e in “Furiosa Mente” Lucilla Giagnoni è impegnata in una nuova, stimolante, ricerca sulle Virtù e il conflitto quale condizione dinamica della nostra esistenza, passando dall’Iliade all’Orlando Furioso, da Cervantes a “Star Wars”, tocca a Corrado Augias ricostruire, in una “anatomia della condanna”, le ultime ore di vita di Gesù in un disegno che, radicandolo alla sua terra e al tempo, ne sottolinea il messaggio rivoluzionario.
Per l’operetta Corrado Abbati ha “riscritto”, con le musiche originali di Alessandro Nidi, la storia della Principessa Sissi (Elisabetta d’Asburgo) facendone, con un notevole sforzo produttivo, un allestimento che ricrea l’atmosfera della corte viennese e, con un “salto” tipico del genere, dall’Austria ci porta nella Cina imperiale di “Cin-cin-là”, mentre Stefano Giaroli ha realizzato una apprezzata nuova edizione della parigina “La Duchessa del Bal Tabarin”.
Per il balletto tre titoli della “tradizione”, ma con coreografie assai diverse. Il Balletto di Mosca “La Classique” presenta la “Cenerentola” di Prokofiev con le coreografie originali di Rostislav Zacharov (1945) mentre il Balletto del Sud con “La Bella Addormentata” di Cajkovskij e le coreografie di Fredy Franzutti, ˇ risalendo da Perrault a Giambattista Basile, sposta l’azione nel salentino trasformando la Principessa Aurora in una bella ragazza mediterranea. Affacciata sul contemporaneo è, appunto, la MM Contemporary Dance Company, oggi tra le compagnie nazionali emergenti, in un “Bolero” che interpola, rispettosamente, alla musica di Ravel quella di Stefano Corrias con le coreografie di Michele Merola e “Carmen Sweet” che unisce Bizet a Los Panchos con le coreografie di Emanuele Soavi.
La stagione musicale conserva, soprattutto alla tastiera, il suo carattere internazionale. L’inglese Freddy Kempf, premiato al Concorso Cajkovskij, propone, appunto, la non frequente “Grande Sonata” del musicista russo oltre alla “Pastorale” e alla “Tempesta” beethoveniane. Un importante dittico schumannianno ci offrono i concerti della croata Martina Filjak, Premio Cleveland, Viotti e Canals, tra le “leggende” lisztiane e la caleidoscopica Prima Sonata e dell’uzbeko Michail Lifits, Premio Busoni, che alla turbinosa Seconda Sonata avvicina l’ultima Sonata di Chopin. Autore che torna, d’obbligo, nel programma del ventiduenne sudcoreano Seong-Jin Cho, vincitore nel 2015 del Premio Chopin, il più prestigioso concorso internazionale, con le quattro Ballate, le “Images” di Debussy e una sonata di Mozart di cui, generosamente, Andrea Bacchetti e il Quintetto d’Archi dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI eseguono, nella trascrizione ottocentesca di Ignaz Lachner, tutti e tre i concerti in mi bemolle maggiore per pianoforte.
Quest’anno gli “archi” hanno maggiore spazio: alla proposta bachiana davvero stimolante di Mario Brunello, unico italiano ad aver vinto un Premio Cajkovskij, impegnato ad eseguire, su un “violoncello piccolo”, la Prima Sonata e la Seconda Partita scritte per violino e, di seguito, sul suo prezioso violoncello Maggini dei primi del Seicento, la Prima e la Quarta Suite per violoncello, si affianca il serbo Stefan Milenkovich, premiato ai Concorsi di Indianapolis, Regina Elisabetta e Paganini che torna, dopo il successo dello scorso anno, accompagnato dall’Orchestra Sinfonica della Radio Nazionale Ucraina in un tutto Cajkovskij, dal concerto per violino alla celebre Sinfonia “Patetica”. Ma l’appuntamento più atteso, per motivi “affettivi” oltre che artistici, è quello con Uto Ughi e Bruno Canino. Tra le coppie “storiche” della musica da camera italiana, Ughi, per la quinta volta a Savona dal 1978 e Canino per la decima dal 1976, compaiono finalmente insieme in un programma che prevede la “Kreutzer” di Beethoven. Sarà eseguita sul Guarneri del Gesù del 1744, come è probabile viste le caratteristiche dello strumento e della Sonata, o sullo Stradivari del 1701, denominato “Kreutzer” proprio perché appartenuto all’omonimo violinista che mai suonò la famosa Sonata di cui era (secondo) dedicatario?”
CALENDARIO
- 11-12-13 Novembre, ore 21 LUCA ZINGARETTI “The Pride” di Alexi Kaye Campbell
- 16 Novembre, ore 21 COMPAGNIA CORRADO ABBATI “Cin-ci-là” di Carlo Lombardo musica di Virgilio Ranzato
- 20 Novembre, ore 21 UTO UGHI, violino BRUNO CANINO, pianoforte
- 22-23-24 Novembre, ore 21 FABRIZIO BENTIVOGLIO/MICHELA CESCON/ ISABELLA RAGONESE/SERGIO RUBINI “Provando… Dobbiamo Parlare” di Carla Cavalluzzi, Diego De Silva, Sergio Rubini
- 1-2-3 Dicembre, ore 21 STEFANIA SANDRELLI/AMANDA SANDRELLI “Il bagno” di Astrid Veillon
- 7 Dicembre, ore 21 ORCHESTRA SINFONICA DELLA RADIO NAZIONALE UCRAINA VOLODYMIYR SHEIKO, direttore STEFAN MILENKOVICH, violino
- 13-14-15 Dicembre, ore 21 GIULIA MICHELINI/PAOLA MINACCIONI/ GIULIA BEVILACQUA/CATERINA GUZZANTI “Due Partite” di Cristina Comenicini
- 16 Dicembre, ore 21 BALLETTO DI MOSCA “La Classique” “Cenerentola”, musica di Sergej Prokofiev
- 17 Dicembre, ore 21 SERENITY GOSPEL SINGERS
- 12-13-14 Gennaio, ore 21 13 e 16 Gennaio, ore 10.30 STEFANIA ROCCA/FRANCO CASTELLANO “Scandalo” di Arthur Schnitzler
- 18 Gennaio, ore 21 ALESSANDRO BERGONZONI “Nessi” di Alessandro Bergonzoni
- 19 Gennaio, ore 21 COMPAGNIA CORRADO ABBATI “La Principessa Sissi” di Corrado Abbati musica di Alessandro Nidi
- 21 Gennaio, ore 21 FREDDY KEMPF, pianoforte
- 25 Gennaio, ore 21 MARIA AMELIA MONTI/PAOLO CALABRESI “Nudi e crudi” di Alan Bennett
- 28 Gennaio, ore 21 BALLETTO DEL SUD “La Bella Addormentata” di Pëtr I. Cajkovskij ˇ
- 4 Febbraio, ore 21 MARIO BRUNELLO, violoncello & violoncello piccolo
- 7-8-9 Febbraio, ore 21 UMBERTO ORSINI/MASSIMO POPOLIZIO/ ALVIA REALE/ELIA SCHILTON “Il prezzo” di Arthur Miller
- 11 Febbraio, ore 21 MM CONTEMPORARY DANCE COMPANY “Bolero”, musica di Maurice Ravel, Stefano Corrias “Carmen Sweet” musica di Georges Bizet, Los Panchos
- 13-14 Febbraio, ore 10 TEATRO DELLE BRICIOLE di Parma “La repubblica dei bambini”
- 16 Febbraio, ore 21 CORRADO AUGIAS “Ecce homo” Anatomia di una condanna di Corrado Augias
- 17 Febbraio, ore 21 TEATRO MUSICA NOVECENTO “La Duchessa del Bal Tabarin” di Leon Bard
- 20 Febbraio, ore 10 COLTELLERIA EINSTEIN di Alessandria “Stile libero”
- 21-22-23 Febbraio, ore 21 22-23 Febbraio, ore 10.30 MARIANGELA D’ABBRACCIO/GEPPY GLEIJESES “Filumena Marturano” di Eduardo De Filippo
- 25 Febbraio, ore 21 MICHAIL LIFITS, pianoforte
- 1-2-3 Marzo, ore 21 GABRIELE LAVIA “L’uomo dal fiore in bocca” di Luigi Pirandello
- 6-7 Marzo, ore 10 ECCENTRICI DADARO’ di Varese “Peter Pan. Una storia di pochi centimetri e piume”
- 9-10 Marzo, ore 11 e ore 21 LUCILLA GIAGNONI “Furiosa Mente” da Omero a “Star Wars”
- 12 Marzo, ore 21 SEONG-JIN CHO, pianoforte
- 14-15-16 Marzo, ore 21 ALESSIA GIULIANI/ALBERTO GIUSTA/DAVIDE LORINO/ ALDO OTTOBRINO/GISELLA SZANISZLO’ “Le prénom” di M. Delaporte e A. de La Patellière
- 20 Marzo, ore 10 TEATROLINGUAGGI di Fano “Nessun dorma!”
- 21 Marzo, ore 9.30 e ore 10.30 GIALLO MARE MINIMAL TEATRO di Empoli “Di segno in segno”
- 25 Marzo, ore 21 QUINTETTO D’ARCHI OSN RAI ANDREA BACCHETTI, pianoforte
- 4-5 Aprile, ore 10 ACCADEMIA PERDUTA di Ravenna “Jack e il fagiolo magico”
- 6 Aprile, ore 10 LA BARACCA di Bologna “Il richiamo della foresta”
- 7 Aprile, ore 9.30 e ore 10.30 LA BARACCA di Bologna “Cappuccetto Rosso”
- 8 Aprile, ore 21 MARTINA FILJAK, pianoforte 9 Aprile, ore 21 SILVIO ORLANDO “La scuola” di Domenico Starnone
- 3 Maggio, ore 9.30 e ore 10.30 FONTEMAGGIORE di Perugia “Il tenace soldatino di stagno”