Duemila anni di storia. Un territorio, la sua gente, parla anche attraverso il suo paesaggio e la provincia di Savona è, in gran parte, oliveti e olio. I Liguri conoscevano l’olio, prodotto nelle colonie greche in Italia, commercializzato dagli Etruschi, pilastro della cultura mediterranea. Conoscevano anche l’olivastro, il cugino selvatico dell’olivo domestico. La colonizzazione romana ha imposto le prime forme di coltivazione dell’olivo in Liguria. Il crollo dell’Impero romano non ha interrotto la pratica colturale, sopravvissuta anche per la tradizione bizantina collegata al controllo della Liguria fino all’invasione longobarda del 643 d.C. Poi, attorno all’anno 1000, la rinascita dell’olivicoltura. L’olio è ancora fondamentale per l’illuminazione e con il cristianesimo ha un valore sacrale altissimo. In Liguria la coltivazione rimane a lungo marginale o, meglio, in “aggregato” ad altre colture dominanti, come vite, frutta, seminativi. Ma Genova si espande con il suo potere, controlla gran parte delle Riviere, ha bisogno di vino e olio. La selezione delle cultivar avviene per mano di grandi proprietari: non solo ordini religiosi con vasti terreni da porre a coltura ed affittare, ma anche proprietari terrieri maggiori. Il fenomeno del terrazzamento assume dimensioni grandiose: la cultura della pietra distingue le Riviere anche a livello paesaggistico. E nelle terrazze Benedettini e Cistercensi fanno piantare l’olivo. Si affinano le cultivar, la taggiasca, la lavagnina, la pinola. Cambia il paesaggio, cambia l’economia. I molini da grano diventano anche frantoi, la produzione d’olio cresce in modo esponenziale, alimentando un traffico di carattere europeo. L’olio serve per illuminare, per l’alimentazione, per la conservazione di cibi, per lubrificare, per la cosmesi e la medicina e soprattutto per lavorare la lana. I residui di lavorazione possono servire per la produzione del sapone, per il riscaldamento e per ottenere ulteriore olio di minore qualità, detto lampante. Si crea una dimensione etnografica radicata nella cultura ligure. Nel XIX secolo nascono le grandi aziende capaci di produrre molti quintali di olio d’oliva e di esportare anche oltreoceano, in coloratissime lattine di banda stagnata. Nascono nuovi mercati, favoriti dalla presenza degli emigrati italiani. La storia recente ci insegna come l’olio extravergine di oliva sia necessario alla cultura gastronomica mediterranea. Una cultura salutare, benefica. Una cultura che ha bisogno del migliore olio ottenuto con mezzi meccanici dalla sola oliva. Un prodotto che ti permette di ritrovare gli alberi, secolari, che te lo danno. Uno per uno.
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