Una provincia con due isole. E che isole. Il turismo di Savona è anche questo, due splendide e fascinose isole ricche di verde, biodiversità, tracce della presenza dei monaci che, con i loro saperi, hanno caratterizzato il territorio della Riviera. Al momento non si possono ancora visitare, essendo di proprietà privata con fortissimi vincoli ambientali, ma sono talmente vicino alla riva che si possono scrutare anche ad occhio nudo.
Davanti ad Albenga e Alassio (territorialmente dipende da Albenga) c’è l’Isola Gallinara che prende il nome dalle galline selvatiche che la popolavano in passato, come riportano Catone e Varrone. Fu il rifugio di san Martino di Tours verso la fine del IV secolo e di un monastero fondato dai monaci colombaniani di San Colombano di Bobbio in epoca longobarda e successivamente passato ai monaci benedettini, che venne venduto in seguito, nel 1842, a privati. Nei fondali circostanti l’isola sono stati trovati vari relitti e manufatti, risalenti in alcuni casi al V secolo a.C. e identificati come provenienti dalla zona di Marsiglia, per via dei commerci avvenuti in passato. Sull’isola sono presenti due gallerie scavate dai prigionieri di guerra quando l’isola venne occupata dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale. L’isola ospita quasi 300 entità floristiche, tra cui una specie endemica esclusiva della Liguria occidentale, la Campanula del savonese (Campanula sabatia De Not.). Si rinviene su tutta la costa tra Bergeggi e il confine con la Francia ed è l’unica specie vegetale ligure di interesse prioritario per l’Europa.Sui fondali è frequente l’osservazione di esemplari di buone dimensioni di cernie, murene, polpi e scorfani, e verso i 30 metri di profondità, di spugne anche di grosse dimensioni.
L‘Isola di Bergeggi (nella foto) presenta segni di insediamento di popolazioni liguri risalenti a epoca pre-romana. Sulla sommità vi è situata una torre di avvistamento a base circolare e i resti di una chiesa del IV secolo dedicata al santo di origine africana Eugenio. Una leggenda, popolare tra gli abitanti del vicino comune di Noli, narra che l’isola stessa sia arrivata di fronte alla costa ligure “traghettando” su di sé i santi Eugenio e Vendemiale che fuggivano dalle persecuzioni dei Vandali. Sant’Eugenio era il vescovo di Cartagine e rimase sull’isola fino alla sua morte mentre Vendemiale ripartì per la Corsica. Le spoglie di sant’Eugenio vennero traslate a Noli dove divenne il patrono della città. La leggenda vuole che alcuni anni dopo le spoglie del santo sarebbero ritornate da sole sull’isola. Nel 992 il vescovo di Savona fece costruire sull’isola un monastero, sempre in onore del santo, che fu donato ai monaci di Lerino, perché ne custodissero i resti mortali. Il rudere di questo monastero è tuttora visibile. Durante il medioevo, un’altra torre di avvistamento (a base quadrata) venne costruita sui resti di quella romana.